La mia Storia
A Cremona nell’aprile del 2016
Matthew
Ci sono due cose che Matthew apprezza più di ogni altra in questi due anni di vita alla “Fattoria della Carità”. Lo dice in un italiano ancora impreciso ma su cui sta lavorando: “Qui sono tutti tranquilli. Nessuno si mette a urlare”. Ma soprattutto, di fronte a incomprensioni o disaccordi, “abbiamo imparato che è meglio tornare a parlarci. È la prima cosa importante nella vita: non lasciare che il tuo cuore resti ferito”.
Dopo un viaggio che lo porta dalla Nigeria alla Libia e da qui alle coste della Sicilia, Matthew arriva a Cremona nell’aprile del 2016. Non è uno che sta con le mani in mano. Raggiunge un diploma di aiuto cuoco al CR Forma, frequenta corsi di italiano, studia per concludere la Terza media e a 18 anni appena compiuti vuole ottenere la patente. Non solo. “Una famiglia mia? Sì, certo. Mi piacerebbe anche quella. Ma stando qui imparo quello che dicono sempre gli educatori: una cosa alla volta, Matthew, una cosa alla volta”.
Prima dell’inizio dell’anno scolastico, al mattino gli impegni sono legati alle pulizie della camera e degli spazi comuni e al lavoro per la cura del verde attorno alla struttura. “Sono in camera con altri due ragazzi – racconta Matthew –, e ho messo una regola precisa: ogni persona pulisce tutto due volte a settimana. Per ora è andata sempre bene”. I turni ci sono anche in cucina. “Ogni settimana il menù è deciso da due persone. E siccome qui siamo di nazionalità diverse, ci sono piatti tipici dei vari Paesi. Io? Ho cucinato il Porridge. Molto apprezzato”. Non mancano i momenti di gioco e le uscite a Cremona. “Mi sposto sempre col pullman. Cremona è bella. Ci troverò un lavoro”.
Quando gli si chiede come guarda al futuro, Matthew risponde: “Senza paura”. Un po’ perché il suo passato così devastante è lontano migliaia di chilometri. Un po’ perché “ho imparato a fare quello che mia madre mi ha detto in punto di morte: in tutte le cose che fai metti sempre Dio. Se vuoi qualcosa, chiedilo a Lui”. Matthew è un fervente cattolico. “Senza Dio io sarei morto – dice –. E tutti quelli che pensano che non esista si sbagliano di grosso”. La sua vita è la prova di quel che dice. Qualcosa di grande e miracoloso gli ha sempre permesso di superare la fatica e il dolore provati. E la “famiglia” in cui oggi vive, nella struttura di Cortetano, è un segno enorme che di lui, Dio non si è mai dimenticato.
Arrivato ai 18 anni, Matthew ha preso posto in uno dei due appartamenti che la Fattoria della carità mette a disposizione per i maggiorenni SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). “Se sono contento di stare qui? Contentissimo. Perché posso ancora stare con i miei amici”.